Saint-Libron, nel Sudovest della Francia, ospita un centro di riabilitazione fisica e psicologica. È lì che si incontrano Lise, insegnante trentacinquenne, sposata con un figlio di due anni, che vi si rifugia dopo un esaurimento nervoso, alla ricerca di solitudine e nuovi stimoli che la vita sembra averle tolto, e Oriane, giovane parigina di buona famiglia, sofferente di disturbi alimentari, che trova in Lise una compagna di viaggio e un’amica. Questo fragile rapporto, tuttavia, viene messo a dura prova nel momento in cui conoscono Daisy e suo marito Maxime. Mentre Daisy, una simpatica americana temporaneamente costretta su una sedia a rotelle, vorrebbe approfondire il rapporto che comincia a legarla alle due donne più giovani, Maxime, uomo misterioso e affascinante, cerca di isolarla dal mondo. Oriane, sensibile al fascino di quest’uomo più grande di lei, vorrebbe scoprire di più sulla coppia; Lise, invece, refrattaria alle lusinghe dell’ambiente ricco e sofisticato a cui appartengono, preferisce rimanerne distante. Ma quando Oriane rimarrà intrappolata nelle maglie del mistero che avvolge Maxime, Lise non potrà più limitarsi a guardare. La solidarietà, ovvero quell’empatia che nasce fra donne che non si conoscono, ma che si riconoscono nel disagio di vivere e negli errori di percorso, la cura di sé, l’analisi psicologica, fanno di questo romanzo un’originale riflessione sulle forme dell’amicizia nell’universo femminile. «Oriane ha già trascorso diversi periodi a Saint-Libron. Saint-Libron e il tempo che si trascina, gli psichiatri che fanno sempre le stesse domande, che pensano solo a farti parlare di sesso e a farti mettere su tre chili. Ma questa volta ha trovato una via di fuga: Lise e l’uomo in nero. La prima per sentirsi bambina, il secondo per sentirsi donna. Entrambi per ingannare la noia. O per ingannare se stessa.»