«Un grande narratore capace di cogliere i dettagli più profondi nel magistrale artigianato del raccontare.»
La Stampa
«Sepúlveda ha il senso della narrazione concisa ed efficace, il gusto delle immagini finemente cesellate, un grande dono dell’evocazione che gli permette di rendere semplici, stilizzandoli, gli esseri e gli avvenimenti più complicati.»
Le Monde
Raccontare è resistere: la citazione da Guimarães Rosa posta in esergo a questo libro sembra racchiudere il senso di un’esperienza umana, letteraria, politica. In una lunga conversazione con Bruno Arpaia, scrittore italiano che per inclinazione letteraria e conoscenza del mondo latinoamericano rappresenta per lui un’ideale sponda dialettica, Luis Sepúlveda affronta tutti i temi che lo coinvolgono e lo appassionano: la sinistra ieri e oggi; il significato politico dell’impegno ambientale; la letteratura latinoamericana al di fuori delle schematizzazioni e dei luoghi comuni; cos’è stato per lui, fin dagli anni dell’apprendistato, lo scrivere, quali gli autori formativi e le affinità; in che forma si può raccontare la lotta, il carcere, l’esilio. E ancora, con giudizi segnati da una passionalità che Sepúlveda non nasconde, anzi dichiara: il rapporto e il confronto tra Sud e Nord; il tema, intensamente sentito ed espresso, della marginalità; i problemi del giornalismo d’oggi; le trasformazioni della cultura in un mondo dominato dalle nuove tecnologie; i luoghi e gli ambienti in cui ha vissuto dagli inizi del suo esilio europeo. Una confessione a tutto campo, che si confronta con gli stimoli, le domande, le insistenze di un interlocutore che sposa e verifica nel proprio scrivere un’idea di letteratura non certo lontana da quella dell’autore del Vecchio che leggeva romanzi d’amore.